Questo articolo rappresenta la seconda parte del l’articolo “Qual’e il perchè della tua ditta?” che puoi trovare al seguente link: https://www.pubblisystem.ch/quale-il-perche-la-vision-della-tua-azienda/
Prenderò ad esame due famosi marchi del settore automotive e le relative vision.
Henry Ford. Nato da una famiglia di contadini, da giovane vide un macchinario agricolo a vapore utilizzato per spostare dei pesanti attrezzi agricoli. Questo genere di macchinario era molto diverso dai moderni trattori, veniva definito “motore a vapore portatile”. Da quel momento in lui nacque il desiderio di “creare delle carrozze senza cavalli, per dare l’opportunità a tutti gli americani di potersi spostare più facilmente”.
Passarono altri 25 anni circa prima che la Ford Motor Company vedesse la luce. Durante questi anni, Henry lavorò come apprendista meccanico cercando di acquisire la conoscenza necessaria. E quando finiva la sua giornata in fabbrica si metteva a lavorare al suo progetto per la creazione di un motore economico, pratico ed affidabile.
E’ importante sottolineare che in questi anni che intercorrono tra la nascita del perché e la nascita della Ford Motor Company, non aspettò occasioni o opportunità, ma il costante lavoro rappresentano un ponte invisibile che congiunge il perché alla nascita di una delle più grandi aziende americane.
Quando nacque la Ford Motor Company, la pratica utilizzata da tutte le altre imprese dell’epoca era quella di cercare di ottenere una capitalizzazione più alta possibile tramite la vendita dei titoli, in modo da avere maggiore liquidità possibile e di conseguenza poter investire più capitale possibile nell’azienda. Ford non era di questa idea, lui pensava che un impresa dovesse prima “sperimentare sul campo” le proprie competenze e se riusciva ad ottenere dei guadagni doveva evolversi nel tempo in un’azienda di maggiori dimensioni. Il concetto di test e scalabilità che oggi tutti conosciamo: si prova un business su scala ridotta e se i risultati sono soddisfacenti lo si replica su vasta scala.
E’ importante sottolineare che Ford non perse mai di vista la sua bussola interiore. Il suo desiderio era quello di diffondere il più possibile il trasporto privato ad un costo accessibile a tutti. In quest’ottica creò ciò che in seguito venne definito modello Fordista, un modello di impresa che cerca di massimizzare l’efficienza produttiva e di contenere i costi tramite la divisione del lavoro. Basta pensare che i veicoli Ford venivano creati solo di colore nero perché era il colore che si asciugava prima. Inoltre per controbilanciare la durezza del lavoro nella catena di montaggio Ford offriva degli stipendi molto più alti della media, facendo in modo che i dipendenti stessi diventassero suoi clienti. Cosi nel 1920 la Ford model T rappresentava circa la metà delle auto circolanti negli Stati Uniti. Grazie a Ford l’automobile divenne un bene adatto anche alla classe media.
Enzo Ferrari. Nato nella periferia di Modena, a soli 10 anni assistette ad una gara automobilistica. Dopo quel giorno nacque in lui il sogno di diventare un pilota. Si ammalò all’età della leva di polmonite. Negli stessi anni perse il padre e il fratello. La sua situazione economica era disperata. Cercò di farsi assumere alla FIAT come operaio, ma non ci riuscì. Conobbe per caso Ugo Sivocci in un bar di Torino. All’epoca, il futuro campione a cui dobbiamo il quadrifoglio delle Alfa Romeo, era collaudatore per una casa automobilistica italiana. Sivocci commosso dalla situazione di Enzo Ferrari lo fece assumere come collaudatore. Negli anni divenne pilota e si fece assumere dall’Alfa Romeo. Tuttavia capì che la sua strada non era quella del pilota. Così come solo un grande leader sa fare, riuscì a convincere i migliori progettisti presenti in Fiat a creare insieme a lui una scuderia di preparazione delle Alfa Romeo. Li convinse non con promesse remunerative, ma condividendo con loro il suo sogno e ispirandosi sul lavoro che avrebbero potuto svolgere insieme. Allo stesso modo seppe convincere i vertici dell’Alfa Romeo: nacque così la scuderia Ferrari.
Dopo la fine della seconda guerra mondiale Enzo Ferrari si separò definitivamente dall’Alfa Romeo e creò la Ferrari così come la conosciamo oggi.
Le case automobilistiche solitamente si cimentano nelle corse per dimostrare il loro prestigio. La Ferrari è nata dalle corse. Furono progettate prima le auto da corsa e come una naturale conseguenza le auto stradali.
Enzo Ferrari non era un industriale ma un costruttore di automobili. Durante gli anni in cui la crisi finanziaria ha fatto sentire il suo peso lui ha sempre messo una condizione inderogabile alla partecipazione di altre case automobilistiche in Ferrari: la piena autonomia della scuderia e del mondo delle corse.
Per lui le corse non erano di secondo piano, erano il suo obiettivo principale.
“La macchina da corsa per me è come un figlio. Quando pensa che il figlio rappresenta la continuità di noi stessi, che lo porta a scuola e il giorno che riesce negli studi, ed è il primo della classe, è orgoglioso di lui, capita quello che per un costruttore si realizza trasformando una materia informe, dei forgiati, in una meccanica vivente, in un’armonia di suoni.”
Era una persona decisa, tenace e visionaria. Mai contento del proprio operato diceva che la migliore Ferrari costruita è quella che non è stata ancora realizzata.
Abile a ispirare le migliori menti e guidarle verso il successo, seppe trasformare delle sfide in vantaggi come l’invenzione degli sponsor. Dopo aver ottenuto notorietà prese accordi con grandi brand come Shell per aumentare gli introiti, cosa che prima di lui non aveva fatto ancora nessuno nel campo automobilistico.
Henry Ford ed Enzo Ferrari partirono da un sogno differente in epoche diverse. Fecero scelte differenti in campo industriale ma entrambi riuscirono a raggiungere i massimi livelli.
Hanno tratti simili e altri opposti, ma ciò che sicuramente li accomuna è il partire da un sogno e la determinazione e la capacità di coinvolgere altre persone a lavorare alla realizzazione di quel sogno.
Come cita il libro “il tao della Leadership”
Leadership = Vision Ispirazione Slancio = VIS
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