Autore: inti

Lead Generation


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Lead Generation

Generazione di contatti di utenti interessati ai nostri beni/servizi.

  • Nuovi potenziali clienti

    Lead generation è letteralmente la creazione di nuovi contatti potenzialmente interessati ai prodotti/servizi.

  • Fornisci informazioni

    Grazie al lead nurturing puoi fornire ai tuoi potenziali clienti informazioni rilevanti ed aiutarli nel processo di acquisto.

  • Attribuisci un punteggio

    Puoi attribuire un punteggio ad ogni contatto ricevuto in modo da comprendere meglio il grado di interesse del cliente.

Processo di acquisto lungo o complesso

Molti business in particolare nel settore B2B hanno un processo di acquisto lungo e complesso prima di trasformare il contatto in cliente.

La lead generation consiste nel generare contatti potenzialmente interessati tramite campagne di marketing mirate.

Lead nurturing

Quando un potenziale cliente entra in contatto con l’azienda è indispensabile segmentare il cliente in base alle sue necessità ed inviargli una serie di informazioni su come possiamo aiutarlo, come il nostro prodotto/servizio può risolvere i suoi problemi e cosa ci differenzia dai competitor.

Il lead nurturing è quindi la creazione e l’invio di una sequenza di materiali informativi pensati per il cliente.

Lead scoring

Tramite l’integrazione con dei CRM è possibile assegnare a ciascuna lead un punteggio in base alle azioni che esso compie.

In modo da poter distinguere delle lead più interessate da lead meno interessate. Il punteggio può essere attribuito in base alle email aperte, ai contatti con i venditori e al tempo di permanenza in una particolare fase del processo di vendita.

Lead qualificata

Al fine di comprendere se le lead generate dalle campagne sono realmente potenziali clienti oppure se bisogna correggere il tiro sul target/messaggio è indispensabile qualificare le lead.

La qualificazione consiste nel comprendere:

  • ha il budget necessario
  • è potenzialmente interessato
  • ha un ruolo decisionale corretto in azienda
  • ha bisogno dei miei prodotti/servizi adesso

Dopo aver qualificato i lead protrebbero emergere due tipi differenti di lead:

Lead qualificati per le vendite: utenti pronti ad acquistare in questo momento

Lead qualificati per il marketing: utenti interessati ad acquistare ma che hanno bisogno di maggiori informazioni e quindi di nurturing

Invece del marketing dell’interruzione uno-a-molti, il web marketing permette di fornire contenuti utili proprio nel preciso momento in cui una persona ne ha bisogno.

David Meerman Scott

Social media marketing


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Social Media Marketing

La strategia dei social deve essere coerente con il marketing aziendale.

  • Contenuti di successo

    Pianifica la creazione di contenuti di successo che veicolino il messaggio corretto per smuovere i tuoi potenziali clienti.

  • Fatti conoscere

    I social network se ben utilizzati sono un ottimo strumento per farti conoscere da persone che non sanno chi sei.

  • Crea una relazione

    Combinando la possibilità di targettizzare i con la possibilità di creare contenuti di vario formato e tipo puoi creare una relazione con i tuoi potenziali clienti.

Alcune cose da sapere sui social

I social media sono un ottimo strumento per farsi conoscere fondendo agli utenti contenuti:

  • Utili
  • Di intrattenimento
  • Informativi
  • Formativi
  • Di ispirazione

Uno dei principali errori che ho visto commettere più di frequente agli imprenditori è pensare ai social come qualcosa di indipendente rispetto all’azienda che può essere delegato o esternalizzato del tutto.

I social devono rappresentare l’azienda verso i terzi in modo coordinato con tutti gli altri canali di marketing. Inoltre i contenuti che catturano meglio l’attenzione dei clienti e raggiungono gli scopi prefissati sono creati in collaborazione con l’azienda.

“Content is the king” Traduzione: “Il contenuto è il re”

Il problema che oggi una azienda dovrebbe porsi non è avere o non avere i social, ma gestirli in modo funzionale o meno.

I contenuti

La progettazione dei contenuti da comunicare ai clienti deve essere realizzata in base al grado di consapevolezza degli utenti rispetto al problema/soluzione specifica offerta e ad un attenta analisi del processo di acquisto.

Deve comunicare i valori aziendali e le differenze rispetto ai competitor. Bisogna tener presente che la comunicazione sui social non è unidirezionale ma bidirezionale è indispensabile anche ascoltare e comprendere le necessità dei propri clienti.

Per poter organizzare una comunicazione uniforme a medio-lungo termine è indispensabile creare dei calendari editoriali che contengano il giusto mix di contenuti.

I video

I contenuti video hanno acquisito negli anni sempre maggiore rilevanza.

Basti pensare al fatto che anche Instagram ha integrato l’IG TV o che Tik Tok si basa esclusivamente su video.

In una strategia di personal branding possono essere una risorsa chiave davvero strategica. I video sono facilmente fruibili (richiedono meno sforzo rispetto alla lettura) e riescono a trasmettere concetti ed emozioni in modo più diretto rispetto alle foto.

Riuscendo anche a creare una relazione con chi li guarda.

Le campagne Social come funzionano

Le abitudini degli utenti e i social stessi sono cambiati con il passare degli anni. La presenza crescente di utenti e contenuti ha fatto si che la portata “organica” ovvero non a pagamento dei social si è contratta rapidamente.

Per questo motivo c’e’ sempre maggiore necessità di pensare i contenuti in un piano di campagne periodiche.

Le campagne funzionano come un’asta a cui si partecipa per aggiudicarsi un determinato posizionamento. L’asta non tiene in considerazione solo il prezzo, ma stima un punteggio di qualità della campagna rispetto al pubblico a cui è destinata.

Social media marketing: campagne social e funnel

Il social media marketing è composto da due componenti principali: Strategia (funnel) e campagne.

Le campagne danno modo di poter controllare in modo granulare a chi mostrare un determinato contenuto e quando. Sono la vera risorsa dei social.

Un esempio: abbiamo realizzato un video e vogliamo mostrare solo a chi ha visitato una particolare pagina del nostro sito. Oppure vogliamo mostrare un carosello di prodotti alle persone che hanno abbandonato il carrello ma non hanno acquistato, fornendo loro delle motivazioni ulteriori all’acquisto.

E’ indispensabile prevedere diverse campagne social che vadano a comunicare ai clienti differenti messaggi nei vari stadi del percorso di acquisizione dei clienti

l marketing non è più questione di ciò che sai produrre ma della storia che sai raccontare.

Seth Godin

Creazione di contenuti e copywriting


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Creazione di contenuti e Copywriting

La creazione dei contenuti non è semplicemente la scrittura di articoli o testi ma la creazione di valore per l’utente.

  • Crea valore

    I contenuti creati in modo strategico creano un valore nei confronti del cliente.

  • Contenuto giusto al posto giusto

    I contenuti devono tenere conto del percorso di acquisto del cliente ed essere differenti in base ai vari stadi.
  • Attrarre clienti

    Grazie ai contenuti puoi attrarre non solo chi vuole acquistare in questo momento ma anche chi sta valutando l’acquisto fondendogli informazioni utili.

Contenuti di valore per attrarre clienti

Quando si pianifica una strategia di contenuti bisogna prima di tutto comprendere a fondo chi sono i clienti, quali sono i loro dubbi, che tipo di informazioni cercano e cosa devono assolutamente sapere per poter eseguire un acquisto consapevole.

La trasformazione digitale ha reso l’accesso alle informazioni semplice e possibile ovunque. Oggi a differenza di 20 anni fa, chiunque con uno smartphone può acquisire infinite informazioni su qualsiasi argomento.

Il gap di informazioni esistente tra venditore e cliente ha sempre rappresentato la leva su cui il venditore poteva fare affidamento. Conoscendo meglio il settore, il mercato o il prodotto un bravo venditore può mettere in luce meglio le caratteristiche dei suoi prodotti.

Oggi è possibile utilizzare queste informazioni per creare contenuti di valore, conquistando la fiducia dell’utente e guidandolo verso una scelta più consapevole.

Pensati per i clienti

Sono presenti dei pregiudizi o delle credenze che i tuoi possibili clienti hanno nei confronti dei tuoi beni o servizi?

Immagina di voler acquistare un auto elettrica, molte persone potrebbero avere dei pregiudizi relativi alla durata della batteria, all’inquinamento derivante dallo smaltimento o dall’affidabilita.

Se dovessi creare dei contenuti in questo settore, inizierei spiegando l’evoluione tecnica avvenuta e cercando di modificare le credenze e i pregiudizi dei clienti.

Sono sempre presenti anche delle motivazioni che non sono perfettamente razionali, i clienti utilizzano a volte motivazioni razionali per giustificare delle scelte che hanno più a che fare con l’autorealizzazione e il bisogno di appartenenza.

Il processo di acquisto

I contenuti vanno pensati anche per integrarsi perfettamente nel processo di acquisto. Infatti per ogni stadio ipotetico del processo di acquisto vanno creati dei contenuti differenti.

Nella prima fase bisogna creare contenuti che generino interesse o curiosità. Stimolando e mostrando cosa può fare un prodotto/servizio per loro.

In una fase intermedia quando gli utenti conoscono e si interessano già al servizio/prodotto si può scendere più nei dettagli e nei tecnicismi, facendo comprendere come la nostra specifica soluzione si differenzia. Dove è possibile si deve cercare di creare un coinvolgimento diretto dei clienti e ascoltare la loro opinione.

Nella terza fase bisogna generare fiducia, i contenuti possono essere casi di studio di precedenti lavori svolti, testimonianze dei clienti, utilizzare materiale creato da precedenti clienti, quiz per comprendere quale soluzione è più adatta a loro. In questa fase è necessario creare fiducia ed autorevolezza per portare i clienti all’acquisto.

Creazione di un rapporto di fiducia

Il ruolo dei contenuti è anche quello di creare una certa autorevolezza rispetto ad una nicchia specifica.

Chi crea contenuti di valore con costanza e li condivide con la propria nicchia ha la possibilità di diventare un autorità di riferimento.

Gli americani chiamano questo concetto TOM “Top Of Mind” letteralmente “Il primo che viene in mente”.

Quale tipo di contenuti

Per creare dei contenuti adatti è insispensabile valutare tutto il contesto e comprendere il grado di coinvolgimento emotivo e razionele dei clienti rispetto al bene/servizio.

E’ indispensabile anche valutare il grado di consapevolezza dei clienti rspetto alla soluzione offerta.

Stabilire un tono di voce e un tipo di comunicazione che sia in linea con il bradn aziendale.

Anche la tipologia di contenuto va valutata in base al contesto e al canale di acquisizoine più idoneo: Immagini, report, articoli, video, tutorial, casi di studio o e-book.

Come farsi trovare sui motori di ricerca? Come far sì che le persone parlino di noi sui social network? Bisogna essere interessanti e d’aiuto, e bisogna esserlo su base regolare.

Joe Pulizzi

SEO


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La SEO finisce con il posizionamento su un motore di ricerca, ma con una conversione – micro conversione.

  • Conversioni

    La SEO non termina con il posizionamento sui motori di ricerca ma con il raggiungimento della conversione del cliente.

  • Attività locali

    Per le attività locali non si tratta solo di posizionarsi nei risultati search ma di “farsi trovare”.

  • Motori di ricerca

    YouTube oggi è il secondo motore di ricerche al mondo per numero di ricerche.

SEO verticale e orizzontale

Il concetto di posizionamento sui motori di ricerca non riguarda solo “Google”, infatti alcune attività come alberghi e ristoranti hanno un motore dei motori di ricerca verticali come tripadvisor.

Questi motori di ricerca verticali offrono all’utente molte informazioni e sono profilati per le attivitò specifiche.

Un altro motore di ricerca molto importante ad oggi è YouTube, in particolar modo quando un utente cerca un video che spieghi come fare una determinata cosa.

SEO fonte di traffico e conversioni

Le ricerche degli utenti sul web sono diventate sempre più specifiche e mirate. I tipi di ricerca possono essere: Informazionali, Transazionali, Commerciali e Navigazionali.

La scelta sulle parole chiave su cui posizionarsi non è cosi scontata.

L’utente può essere interessato ad ottenere informazioni su qualcosa.
Può essere interessato a comparare diversi servizi o prodotti.
Può essere interessato ad acquistare.
Può utilizzare i motori di ricerca per ritrovare un sito che conosce.

La SEO ad oggi rappresenta un ottimo investimento a medio lungo termine, che può permettere di essere trovati nel momento in cui l’utente ha bisogno di informazioni o dei nostri prodotti. Tuttavia non si può parlare di SEO tralasciando completamente l’ottimizzazione dell’esperienza utente sul sito e il tracciamento dei risultati.

Come ogni altro canale di acquisizione deve contribuire ad uno specifico obiettivo e deve essere misurabile.

SEO per attività locali

Uno dei migliori strumenti di SEO per le attività locali è rappresentato da Google MyBusiness. Questo strumento di Google che si integra con la ricerca locale, permette di ottenere informazioni sulle attività locali aperte in quel preciso momento.

Aggiornare costantemente e ottenere recensioni su Google permette alle aziende di posizionarsi per ricerche locali.

Inoltre a differenza della SEO classica permette anche di costruire una reputazione tramite le recensioni, mostrare foto, informazioni e orari sull’attività

Puoi seguire qualsiasi parola chiave e frase tu desideri, ma alla fine della giornata è tutta questione di conversioni.

Matt Webb, SEO Honolulu

Come scrivere uno spot radiofonico: i 7 aspetti chiave

La radio è ancora un mezzo di comunicazione valido e che intrattiene milioni di ascoltatori ogni giorno.

Investire nella pubblicità radiofonica non è affatto una pazzia! Se vuoi capire perché, ti consigliamo di leggere il nostro precedente articolo: “Ecco 6 motivi per fare pubblicità in radio in Ticino”.

In questo articolo, invece, illustreremo i 7 aspetti da considerare se si vuole scrivere uno spot radiofonico di impatto.

 

1 LIMITE DI TEMPO

La prima cosa da considerare è la durata. Solitamente uno spot radiofonico va dai 10 ai 30 secondi. In questo brevissimo arco di tempo devi dunque cercare di attirare l’attenzione di chi ti ascolta. I primi secondi sono cruciali, perché determinano se l’ascoltatore continuerà oppure no ad ascoltatore il tuo messaggio.

 

2 RAGGIUNGERE IL TARGET

Ogni business ha un target ben definito, ovvero quel gruppo di persone che hai scelto come destinatari dei tuoi prodotti o servizi. Per raggiungere il target scelto hai bisogno di dati: devi capire quale programma radiofonico viene seguito dallo stesso target cui vuoi vendere i tuoi prodotti. Puoi chiedere all’emittente le informazioni di cui hai bisogno. Poi tocca al copywriter scrivere un messaggio che incontri le necessità del target.

 

3 DESCRIVERE I BENEFICI DEL PRODOTTO O SERVIZIO

In qualsiasi messaggio pubblicitario, la cosa più importante è sottolineare i benefici che il tuo prodotto o servizio è in grado di portare e quindi il problema che è in grado di risolvere. Nei primi secondi è questo ciò che deve dire lo spot. In seguito devi, però, spiegare in cosa consiste e come funziona il prodotto più nel dettaglio.

 

4 INCENTIVARE GLI ASCOLTATORI

Scrivere un buon annuncio pubblicitario significa fornire agli ascoltatori dei motivi validi per cui dovrebbero acquistare il prodotto o servizio in questione.

 

5 CALL TO ACTION

La parte finale dello spot deve invitare gli ascoltatori a svolgere un’azione, che può essere: mettersi in contatto con te, inviare una e-mail, acquistare il prodotto, visitare il sito, seguire i canali social, ecc… La call-to-action dipende ovviamente dall’obiettivo che ti sei posto all’inizio quando hai deciso di realizzare lo spot.

 

6 STILE DI SCRITTURA

Uno spot radiofonico è molto breve, quindi occorre andare subito al punto con frasi brevi. Non c’è bisogno di dilungarsi, qui essere concisi è fondamentale.

 

7 SPEAKER E MUSICA

Gli ultimi due elementi da tenere in considerazione sono lo speaker e la musica. Il primo è colui che recita il testo scritto dal copywriter e deve essere scelto in base al tono che si vuole dare al messaggio; la seconda non è sempre richiesta. Se decidi di inserire della musica o dei suoni ricordati comunque che non è quello l’elemento principale. Il fulcro di uno spot è il messaggio!

 

L’agenzia Pubblisystem di Ascona-Losone può vantare anni di esperienza in questo settore, dalla scrittura dello spot sino alla scelta dello speaker.

Ecco 6 motivi per fare pubblicità in radio in Ticino!

La radio, al contrario di ciò che si potrebbe pensare, è ancora un mezzo di comunicazione potente in grado di raggiungere milioni di persone.

In Svizzera, secondo la PWC, società di consulenza che si occupa di redigere report sui temi più disparati, la radio raggiunge ogni giorno 5.9 milioni di persone, che corrisponde all’84% della popolazione totale svizzera.

Se questo non bastasse a convincerti, ti forniamo altri 6 motivi per cui dovresti investire nella pubblicità radiofonica!

 

1. OTTIMO RITORNO DELL’INVESTIMENTO

Il ritorno dell’investo (ROI) delle campagne radio può essere notevole. Sono diversi gli studi che supportano questa tesi. È poi risaputo che la radio è in grado di influenzare positivamente anche le pubblicità sugli altri mezzi di comunicazione: TV, digital, stampa e cartellonistica. Questa capacità è dovuta alla caratteristica unica della radio: è un medium “solo audio” in grado di stimolare aree specifiche del cervello incrementando il recall delle campagne visive;

 

2. GRANDE EFFICACIA NEL RAGGIUNGERE IL PUBBLICO

Come già sottolineato, gli ascoltatori radio sono milioni ogni giorno. Questo permette ad un brand di raggiungere il suo pubblico in numerose occasioni: in auto, a casa, e magari prima che vada al supermercato per effettuare un acquisto; in più il pubblico di ascoltatori è composto sia da giovani, sia da adulti, sia dai più anziani: questo fa si che, a seconda della trasmissione, ognuno può raggiungere il giusto target;

 

3. LO SPEAKER E LA FORZA DEL MESSAGGIO

Il messaggio audio è molto potente, poiché l’ascoltatore sente una voce umana che gli parla rendendolo più emozionale e di conseguenza più efficace; lo speaker è un essere umano in grado di raccontare e quindi di attrarre l’ascoltatore a sé rendendolo partecipe del programma; inoltre, il messaggio può, a differenza di altri medium, essere ascoltato anche mentre si è impegnati a fare altro;

 

4. LA RADIO SPINGE A COMPIERE UN’AZIONE

La radio è un flusso sempre attivo, quindi l’ascoltatore non smette mai di ascoltare fino a quando non spegne il dispositivo. Il passo successivo all’ascolto è l’azione, come una ricerca o addirittura l’acquisto;

 

5. È UN PERFETTO MEZZO DI SPONSORIZZAZIONE E PROMOZIONE

Lo speaker radiofonico è capace di citare un brand senza annoiare l’ascoltatore, ma camuffando quello che è un messaggio pubblicitario in un racconto; per un brand può essere davvero una maniera efficace di avvicinarsi aii propri consumatori;

 

6. ALTISSIMO GRADO DI COINVOLGIMENTO

La radio è un mezzo di intrattenimento fenomenale grazie alla sua programmazione variegata: musica, news, cultura, talk, approfondimenti. Qualsiasi target può trovare il programma che fa al caso suo!

Ricapitolando, la radio può rappresentare un ottimo supporto anche se hai già delle campagne di marketing digitali, in particolar modo per far conoscere le tue offerte. Per usare un gergo un po’ più tecnico possiamo dire che la radio può essere utile nella fase finale del funnel, al fine di incentivare l’utente che già ha sentito parlare di te tramite una promozione adeguata.

La cosa fondamentale è fare in modo che l’offerta, il messaggio e il tono di voce siano in linea con quanto già espresso nelle campagne digitali.

Coordinando il marketing digitale con quello tradizionale hai la possibilità di essere presente in punti diversi e stimolare l’azione dei consumatori in modo significativo. Come sosteniamo sempre noi siamo consulenti di marketing in un mondo digitale. Questo ci permette di avere una visione globale e di creare delle strategie omnicanale.

 

Se vuoi saperne di più chiamaci senza impegno per verificare insieme quali sono le potenzialità del tuo business!

Qual’è il perché della tua ditta? Ford vs Ferrari

Questo articolo rappresenta la seconda parte del l’articolo “Qual’e il perchè della tua ditta?” che puoi trovare al seguente link: https://www.pubblisystem.ch/quale-il-perche-la-vision-della-tua-azienda/

Prenderò ad esame due famosi marchi del settore automotive e le relative vision.

 

Caso 1:

Henry Ford. Nato da una famiglia di contadini, da giovane vide un macchinario agricolo a vapore utilizzato per spostare dei pesanti attrezzi agricoli. Questo genere di macchinario era molto diverso dai moderni trattori, veniva definito “motore a vapore portatile”. Da quel momento in lui nacque il desiderio di creare delle carrozze senza cavalli, per dare l’opportunità a tutti gli americani di potersi spostare più facilmente.

 

 

Passarono altri 25 anni circa prima che la Ford Motor Company vedesse la luce. Durante questi anni, Henry lavorò come apprendista meccanico cercando di acquisire la conoscenza necessaria. E quando finiva la sua giornata in fabbrica si metteva a lavorare al suo progetto per la creazione di un motore economico, pratico ed affidabile.

E’ importante sottolineare che in questi anni che intercorrono tra la nascita del perché e la nascita della Ford Motor Company, non aspettò occasioni o opportunità, ma il costante lavoro  rappresentano un ponte invisibile che congiunge il perché alla nascita di una delle più grandi aziende americane.

Quando nacque la Ford Motor Company, la pratica utilizzata da tutte le altre imprese dell’epoca era quella di cercare di ottenere una capitalizzazione più alta possibile tramite la vendita dei titoli, in modo da avere maggiore liquidità possibile e di conseguenza poter investire più capitale possibile nell’azienda. Ford non era di questa idea, lui pensava che un impresa dovesse prima “sperimentare sul campo” le proprie competenze e se riusciva ad ottenere dei guadagni doveva evolversi nel tempo in un’azienda di maggiori dimensioni. Il concetto di test e scalabilità che oggi tutti conosciamo: si prova un business su scala ridotta e se i risultati sono soddisfacenti lo si replica su vasta scala.

E’ importante sottolineare che Ford non perse mai di vista la sua bussola interiore. Il suo desiderio era quello di diffondere il più possibile il trasporto privato ad un costo accessibile a tutti. In quest’ottica creò ciò che in seguito venne definito modello Fordista, un modello di impresa che cerca di massimizzare l’efficienza produttiva e di contenere i costi tramite la divisione del lavoro. Basta pensare che i veicoli Ford venivano creati solo di colore nero perché era il colore che si asciugava prima. Inoltre per controbilanciare la durezza del lavoro nella catena di montaggio Ford offriva degli stipendi molto più alti della media, facendo in modo che i dipendenti stessi diventassero suoi clienti. Cosi nel 1920 la Ford model T rappresentava circa la metà delle auto circolanti negli Stati Uniti. Grazie a Ford l’automobile divenne un bene adatto anche alla classe media.

 

Caso 2:

Enzo Ferrari. Nato nella periferia di Modena, a soli 10 anni assistette ad una gara automobilistica. Dopo quel giorno nacque in lui il sogno di diventare un pilota. Si ammalò all’età della leva di polmonite. Negli stessi anni perse il padre e il fratello. La sua situazione economica era disperata. Cercò di farsi assumere alla FIAT come operaio, ma non ci riuscì. Conobbe per caso Ugo Sivocci in un bar di Torino. All’epoca, il futuro campione a cui dobbiamo il quadrifoglio delle Alfa Romeo, era collaudatore per una casa automobilistica italiana. Sivocci commosso dalla situazione di Enzo Ferrari lo fece assumere come collaudatore. Negli anni divenne pilota e si fece assumere dall’Alfa Romeo. Tuttavia capì che la sua strada non era quella del pilota. Così come solo un grande leader sa fare, riuscì a convincere i migliori progettisti presenti in Fiat a creare insieme a lui una scuderia di preparazione delle Alfa Romeo. Li convinse non con promesse remunerative, ma condividendo con loro il suo sogno e ispirandosi sul lavoro che avrebbero potuto svolgere insieme. Allo stesso modo seppe convincere i vertici dell’Alfa Romeo: nacque così la scuderia Ferrari.

Dopo la fine della seconda guerra mondiale Enzo Ferrari si separò definitivamente dall’Alfa Romeo e creò la Ferrari così come la conosciamo oggi.

Le case automobilistiche solitamente si cimentano nelle corse per dimostrare il loro prestigio. La Ferrari è nata dalle corse. Furono progettate prima le auto da corsa e come una naturale conseguenza le auto stradali.

 

 

Enzo Ferrari non era un industriale ma un costruttore di automobili. Durante gli anni in cui la crisi finanziaria ha fatto sentire il suo peso lui ha sempre messo una condizione inderogabile alla partecipazione di altre case automobilistiche in Ferrari: la piena autonomia della scuderia e del mondo delle corse.

Per lui le corse non erano di secondo piano, erano il suo obiettivo principale.

La macchina da corsa per me è come un figlio. Quando pensa che il figlio rappresenta la continuità di noi stessi, che lo porta a scuola e il giorno che riesce negli studi, ed è il primo della classe, è orgoglioso di lui, capita quello che per un costruttore si realizza trasformando una materia informe, dei forgiati, in una meccanica vivente, in un’armonia di suoni.

Era una persona decisa, tenace e visionaria. Mai contento del proprio operato diceva che la migliore Ferrari costruita è quella che non è stata ancora realizzata.

Abile a ispirare le migliori menti e guidarle verso il successo, seppe trasformare delle sfide in vantaggi come l’invenzione degli sponsor. Dopo aver ottenuto notorietà prese accordi con grandi brand come Shell per aumentare gli introiti, cosa che prima di lui non aveva fatto ancora nessuno nel campo automobilistico.

Henry Ford ed Enzo Ferrari partirono da un sogno differente in epoche diverse. Fecero scelte differenti in campo industriale ma entrambi riuscirono a raggiungere i massimi livelli.

Hanno tratti simili e altri opposti, ma ciò che sicuramente li accomuna è il partire da un sogno e la determinazione e la capacità di coinvolgere altre persone a lavorare alla realizzazione di quel sogno.

Come cita il libro “il tao della Leadership”

Leadership = Vision Ispirazione Slancio = VIS

Smart Working: Lavorare senza vincoli ma con maggiori responsabilità

Con l’emergenza Coronavirus (Covid-19), una delle principali preoccupazioni di governi e aziende è quella di contenere la sua diffusione. Pertanto una delle soluzioni adottate da molte imprese è quella dello ‘smart working’.

 

Per smart working si intende una modalità di lavoro senza vincoli orari o spaziali. In parole più semplici, un dipendente decide autonomamente quanto e dove lavorare, il che si traduce principalmente nello svolgere da casa le proprie mansioni.

Ora qui non esamineremo se questo metodo si sta rivelando o meno un giusto freno alla propagazione del virus.

Qui illustreremo, invece, le caratteristiche dello smart working:

  • i suoi punti di forza;
  • i suoi limiti;
  • quali sono i comportamenti da tenere per farlo funzionare;
  • alcuni software che ne aiutano la corretta organizzazione.

In questo periodo si sente parlare molto di smart working in relazione al Coronavirus, ma non è certo un metodo di lavoro che nasce oggi.

L’aumento dell’applicazione dello smart working da parte delle aziende è da attribuire ad una serie di fattori:

  • proliferare delle tecnologie digitali;
  • cambiamenti culturali;
  • struttura orizzontale delle aziende, non più verticale.

 

Una delle componenti indispensabili affinché questo metodo di lavoro funzioni è la fiducia. Il datore di lavoro deve fidarsi dei suoi dipendenti concedendo loro maggiore flessibilità e questi ultimi devono a loro volta essere più responsabili e dimostrare di poter lavorare autonomamente.

Se il sistema funziona, la relazione dipendente-datore di lavoro ne esce rafforzata, assottigliando ulteriormente le distanze tra i ruoli; al contrario, qualora le responsabilità reciproche dei soggetti venissero meno, il normale svolgimento delle attività potrebbe subire arresti e, di conseguenza, il rapporto deteriorarsi.

In definitiva, lo smart working è in grado di responsabilizzare i lavoratori e aumentare il loro coinvolgimento. Inoltre, da non sottovalutare sono i benefici ambientali che derivano dal minor utilizzo dei mezzi di trasporto.

 

I principali aspetti negativi sono invece:

  • maggior senso di solitudine del lavoratore;
  • difficoltà nel gestire imprevisti;
  • comunicazione più lenta e non immediata come quando si lavora a un metro di distanza;
  • distrazioni derivanti dall’ambiente domestico;
  • dimestichezza con le nuove tecnologie.

Proprio quest’ultimo punto è cruciale ai fini di un corretto funzionamento dello smart working. Per questo vi suggeriamo, a seguire, alcuni software in grado di migliorare la pianificazione del lavoro e la comunicazione:

  • Trello: è un software disponibile sia per PC sia smartphone che consente di organizzare e gestire le attività;
  • Servizi di cloud computing: sono software come Google Drive che permettono la memorizzazione e condivisione di progetti, lavori, file e quant’altro. Un “luogo” in cui conservare le proprie cose e a cui tutti possono accedere con un semplice clic;
  • Skype: è un software che tutti conosciamo, estremamente semplice da utilizzare ma allo stesso tempo efficace. Puoi dar vita a veri e propri meeting in modo da scambiare direttamente opinioni con il tuo interlocutore;
  • Servizi di desktop remoto per l’assistenza dei clienti: Teamviewer o AnyDesk. Sono degli strumenti che vengono in nostro aiuto quando dobbiamo fornire un’assistenza diretta sul pc dei nostri clienti;
  • Servizi di messaggistica: Telegram, Slack. Questi software rispondono alla necessità di comunicare con il team e con i colleghi e tenere traccia delle comunicazioni. Il più completo è Slack, dove potete creare diversi canali a seconda dei soggetti coinvolti e salvare allegati.

Come abbiamo cercato di mettere in evidenza in questo intervento, lo smart working è una modalità di lavoro che presenta diversi benefici per dipendenti, datori di lavoro e clienti. E gli aspetti meno favorevoli possono essere facilmente sormontati con la giusta attitudine e applicazione. La tecnologia, infine, è in grado di offrire il giusto supporto per consentirci di coordinare tutte le attività con grande agevolezza.

I numeri del digitale in Svizzera che ogni imprenditore deve conoscere

  • Come utilizzano esattamente Internet gli svizzeri?
  • Quali siti visitano di più? E quali social media utilizzano?
  • Come leggere questi dati secondo una prospettiva di marketing?

Qui metteremo in luce i numeri del digitale in Svizzera rilevanti per gli imprenditori, rimarcando le numerose opportunità che offre la digitalizzazione, tra cui l’avere una chiara strategia di marketing digitale, sia per chi vuole avviare una nuova attività sia per le imprese che vogliono rafforzare e ampliare il proprio business.

Come ogni anno We Are Social, agenzia creativa per social, e Hootsuite, la piattaforma di gestione dei social media più utilizzata al mondo, hanno condotto un’indagine sulle abitudini degli svizzeri nel 2019 in ambito digitale. Ecco i numeri del digitale in Svizzera.

 

La Svizzera innanzitutto si riconferma come uno dei Paesi più digitalizzati a livello mondiale. Presenta una popolazione di 8.62M di abitanti. Di questi il 96% ha accesso ad Internet (+1% rispetto al 2018) di cui l’89% tramite dispositivi mobili (81% nel 2018), ma solo il 52% utilizza i social media (il 92% dei quali da mobile).

Il 95% della popolazione totale svizzera possiede uno smartphone, l’89% un laptop o PC e infine, degno di nota, è l’aumento dei possessori di smartwatch (19%).

I primi tre siti web visitati dagli utenti svizzeri sono Google, YouTube e Facebook.

Mentre i social media più utilizzati sono YouTube, Whatsapp, Facebook, Instagram, FB Messenger, LinkedIn, Pinterest, Skype, Twitter, Snapchat.

E anche se fanalino di coda, Tik Tok, il social media cinese esploso definitivamente in tutto il mondo nel corso del 2019, entra a far parte di questa classifica.

 

Dati interessanti emergono anche sulla salute del e-commerce:

il 76% della popolazione dai 16 in su, effettua acquisti online o transazioni;

il 34% degli utenti internet effettua acquisti online tramite smartphone;

il 56% tramite laptop o pc.

Le categorie e-commerce con le maggiori spese sono ‘Viaggi’, ‘Elettronica’, ‘Fashion’, ma la percentuale maggiore di crescita si registra però nel settore ‘Food & Personal care’.

 

Ritornando allo scopo di questo articolo, nel report sono presenti anche dati rilevanti in chiave marketing.

I numeri che seguono, infatti, si riferiscono al numero di utenti raggiungibili da un annuncio pubblicitario (la cosiddetta advertising audience):

  • 3.4M su Facebook;
  • 2.9M su LinkedIn;
  • 2.5M su Instagram;
  • 1.8M su Snapchat;
  • 1M su Twitter.

Anno dopo anno l’impatto della pubblicità digitale cresce costantemente e sempre più aziende, anche medio-piccole, stanno apprendendo quanto possa essere cruciale affidarsi a dei professionisti del settore nello sviluppare una strategia di marketing digitale.

Infatti, conoscere soltanto il numero degli utenti non significa molto. Dietro deve esserci uno studio accurato del target: capire l’età degli utenti, il sesso, i loro interessi, i loro valori, al fine di pianificare la strategia di marketing più adatta per raggiungerli (il che include la selezione dei migliori canali, la scelta dei contenuti, il tone of voice, il budget da destinare alle campagne pubblicitarie e così via).

Oggi siamo immersi da una quantità spropositata di dati. Il difficile non sta nell’accedere a tali dati, ma nel capire quali di essi possono essere utili per ottimizzare una strategia di marketing e raggiungere gli obiettivi dichiarati.

 

Questi sono solo alcuni dei numeri del digitale in Svizzera rilevanti per gli imprenditori. Per chi ha interesse ad approfondire e capire il comportamento degli utenti svizzeri online, al seguente link trovate il report completo a cura di Simon Kemp:

https://datareportal.com/reports/digital-2020-switzerland?rq=digital%202020%3A%20sw

DataReportal.com è un portale che offre dati, insight e trend sui comportamenti online degli utenti. Realizza report dettagliati per tutti i Paesi del mondo.

Qual è il perché/la vision della tua azienda?

Ho una domanda da farti, hai chiaro in mente qual e’ la vision della tua azienda?

Molto spesso dietro a dei grandi brand non c’è solo una grande idea commerciale ma un grande “perché”.

Simon Sinek ha scritto due libri molto utili che si chiamano “Partire dal perché” (2009) e “Trova il tuo perché” (2018).

Devo dire che la lettura di questi libri non solo mi ha dato delle nozioni, ma mi ha anche aperto gli occhi rispetto al modo di guardare le aziende ed il branding.

 

Il nostro cervello ha l’incredibile capacità di scegliere le informazioni rilevanti per “semplificare” e “velocizzare” alcuni processi decisionali. Se dovessimo tenere conto di tutte le informazioni saremmo sommersi ed immobilizzati da esse.

Per questo motivo il cervello seleziona solo le informazioni più rappresentative e trae delle conclusioni permettendoci di reagire tempestivamente. D’altro canto ciò comporta che spesso le nostre conclusioni/decisioni non sono del tutto accurate.

 

 

Cosa c’entra questo con il discorso iniziale? Te lo spiego subito. Spesso siamo convinti che per creare un business di successo basta avere una grande idea e che tutto il resto sia di secondaria importanza. 

Purtroppo o per fortuna non è così. Una idea da sola senza le risorse, la costanza, il contesto adatto e molti altri fattori non porta molto lontano.

Osservando alcuni uomini di successo da vicino potrai accorgerti che il loro successo non è dato solo dalla loro idea e che probabilmente se non avessero avuto quella idea si sarebbero realizzati in qualche altro modo. Si tratta di persone focalizzate, determinateorganizzate e soprattutto con un “perché” di fondo.

Io credo profondamente che la comunicazione è e debba essere una mutua fecondazione, credo che si impari molto comunicando, insegnando e relazionandosi. Dopo aver letto i due libri sopra citati ho cercato di “trovare” degli esempi lampanti del “perché” di un business per comprenderne meglio le dinamiche.

Adesso quasi tutti i pezzi del puzzle si stanno per unire e potrai osservare il disegno nella sua interezza.

Nei prossimi articoli fornirò due esempi di come quanto detto nell’articolo ha riscontro nel mondo reale. Mettendo a confronto due colossi dell’automotive.

Cosa accomuna Ford e Ferrari? In cosa si differenziano?

Nel prossimo articolo lo vedremo insieme.